Travels - Banda islands Indonesia


Ancora Asia, prima volta in Indonesia, un viaggio lungo ed abbastanza faticoso per il numero di mezzi presi e per le cose viste, siamo quasi alla fine del nostro bellissimo viaggio di 1 mese e dopo la caotica capitale Jakarta, dopo la bellissima e turistica Bali e dopo Flores ed i draghi di Komodo finalmente riusciamo ad arrivare nelle famose Molucche, siamo sempre più vicini all'australia e sempre pù lontani dall'Europa.
Un bellissimo racconto di Leo sul nostro soggiorno  alle isole Banda, isole davvero poco frequentate dagli stranieri visto che non è molto semplice arrivarci.
Siamo rimasti circa 2 settimane e mentre a Bandanaira eravamo circa 8 turisti ad Ay per i primi 2 giorni eravamo 5 e per il resto del soggiorno solo in 2, io e Leo.
Le isole Banda sono al momento il migliore snorkeling che io abbia mai fatto per la varietà e quantità di pesci visti ma soprattutto per la bellezza della barriera corallina.

Un piccolo video della nostra guest house.

Bandanaira

Finalmente le isole Banda. Siamo atterrati nel minuscolo aeroporto di Bandanaira e dopo la presa degli zaini, incontriamo il proprietario della nostra guesthouse che ci è venuto a prendere in motorino, insieme ad un suo amico. Saliamo con gli zaini in spalla sui due motorini e ci dirigiamo verso la cittadina di Bandanaira. Pochi minuti di una strada ampia, ordinata, con case che spuntano appena dalla vegetazione rigogliosa ed eccoci svoltare in una stradina più piccola e fermarci di fronte ad una casa, obbiettivamente molto bella. Giardinetto d'ingresso di una casa ampia ad un piano, quattro gradini che immettono nel terrazzino e poi nella ampia sala. Le camere sono disposte sui 3 lati di una quadrato con in mezzo un giardino che chiude l'ultimo lato su cui scorre l'acqua di una piccola fontana con grossi pesci rossi. Le grosse pietre grigie che pavimentano questo spazio esterno fanno da contrasto alle piastrelle chiare che invece caratterizzano tutte le camere. Molto bella davvero questa casa, arredata anche con un gusto sobrio ma elegante, un'abitazione che farebbe un figurone anche in Italia. Il proprietario è una persona molto simpatica, dinamica che si dà da fare con i turisti, a cui puoi chiedere in pratica qualsiasi cosa sapendo di avere sempre una risposta. Il resto della cittadina è dello stesso tono. Le case sono sempre molto dignitose, alcune belle come la nostra altre più semplici ma tutte alla vista gradevoli, molto meglio rispetto ad altre cittadine indonesiane. Il centro si trova a ridosso del mare, dove si affaccia il mercato del pesce, dove molte botteghe formano un perenne mercatino e dove, tra un paio di stradine più strette, si trovano altre guesthouse e piccoli ristorantini. Allontanandosi dal centro, costeggiando il mare si arriva a l'unico grosso albergo, ad una specie di giardino pubblico ed infondo ad una picola spiaggia sassosa. Da qui il proprietario della nostra guesthouse si tuffa per un bagno in mare, sì perchè Bandanaira non ha spiagge, ma una splendida vegetazione che ricopre le colline interne, un forte costruito dai Belgi dalle cui torrette si ha una vista bellissima della zona circostante, occupata dall'isola più grande dell'arcipelago, Banda Besar e dominata dal vulcano Gunung Api la cui ultima eruzione è stata non tanti decenni fà, tutte raggruppate in uno piccolo specchio di mare. Le altre isole che compongono l'arcipelago sono Hatta, Ay e Run che è la più remota.
Il centro della cittadina è molto piccolo, in pratica un paio di strade, si gira a piedi in un attimo, però
è condensato di botteghe e negozi che vendono e fanno un pò di tutto, Girare a piedi è rilassante, nessuno che importuna per venderti qualcosa ma solo in risposta ad una tua richiesta o se appari interessato guardando qualche articolo.
Da Bandanaira si possono organizzare le escursioni giornaliere alle altre isole dell'arcipelago per fare diving o snorkeling oppure anche camminate a piedi su Banda Besar, dove ci sono parecchi piccolo villaggi, o principalmente su Gunung Api, per risalire i suoi fianchi fino quasi in vetta, da dove si ha una splendida vista di tutte le isole.

Hatta

Ci aspetta un barcone di legno, a dire la verità dall'aspetto un pò vecchiotto, dal pontile vicino al mercato. Il motore diesel, immagino vecchio quanto il resto, sbuffa con nuvolette di fumo intenso all'accensione, ma parte subito con un'andatura lenta ma inesorabile. Il mare è una tavola, ma ci troviamo ancora nella zona riparata dalla grande isola Besar prospiciente. Costeggiamo le sue rive ed i suoi piccoli villaggi incrociando anche la piccola piattaforma, ancorata al fondo, sulla quale viene depositata la spazzatura che verrà poi smaltita da qualche altra parte, raro esempio di coscienza ecologica indonesiana. Appena arriviamo alla fine dell'isola e si apre di fronte a noi il mare aperto, cominciano a formarsi le onde, prima solo accennate ma poi sempre più intense fino ad arrivare ad un moto ondoso che fà ondeggiare molto la barca e sollevare grossi spruzzi di acqua. Uno della barca, che partecipava con noi all'escursione, ci dice che alcune volte arrivati a metà strada le barche sono costrette a tornare indietro dal mare troppo agitato, speriamo bene. Alla fine fortunatamente la traversata risulterà un pò agitata, con qualche ondeggio di troppo, ma niente di particolare e pericoloso. In prossimità di Hatta ecco di nuovo calmarsi il mare e poter quindi con tutta calma avvicinarsi alla sua riva. Il mare ha un colore blu incredibile e a qualche decina di metri
dalla spiaggia ecco apparire la barriera corallina, che risale dalle profondità con un muro verticale che si allunga poi fino alla spiaggia formando una piattaforma di corallo dai colori sgargianti.
Indossiamo maschera e pinne e ci tuffiamo in prossimità dal muro. Quello che colpisce subito è l'incredibile trasparenza dell'acqua. I raggi del sole penetrano la superficie del mare e proseguono la loro corsa verso il fondo, formando proprio delle lame di luce che tagliano il blu intenso verso il fondo, qui distante parecchie centinaia di metri. I coralli sono rigogliosi e formano un tappeto che ricopre qualsiasi anfratto e tra di loro nuotano una miriade di pesci di tutte le dimensioni, forme e colori. Un vero, meraviglioso acquario, il più bello che ho visto personalmente fino ad ora. Si è letteralmente avvolti da una nuvola di pesci e sotto di noi, qualche decina di metri, ecco quelli più grossi tra cui cernie e tartarughe in compagnia di altri dalle forme strane, ma nessun squalo. In effetti, ora che ci penso, in tutte le nostre uscite per fare snorkeling qui alle Banda di squali non ne abbiamo visti neanche l'ombra e un pò di rammarico c'è per questo, almeno da parte mia.
Nuotiamo in corrispondenza del bordo del muro per alcune centinaia di metri e lo spettacolo è sempre vivo ed emozionante. Alla fine ritorniamo verso la barca e vi risaliamo per dirigersi di nuovo verso Bandanaira. Il viaggio di ritorno sarà più veloce e confortevole perchè fatto a favore di vento e di onde che ci spingeranno verso casa invece di respingerci come nel viaggio di andata.
La giornata è letteralmente volata ed infatti arriviamo al pontile a fine pomeriggio, poco prima del tramonto.

Ay

Ero molto curioso di vedere Ay, sia perchè viene descritta come un'isola molto bella e sia perchè è un'altro punto favoloso dove fare snorkeling. Abbiamo acquistato il biglietto per la barca locale che collega Bandanaira ad Ay il giorno prima ed eccoci sul pontile principale la mattina successiva per imbarcarci sulla consueta barca di legno. C'è molto fermento, molte barche attraccate e gente che invita i passeggeri a salirvi per andare chissà dove. La nostra è attraccata al pontile ma per salirvi bisogna letteralmente buttarsi giù da esso. E' chiusa in una lunga cabina dal tetto che non permette di stare alzati in piedi ma comunque abbastanza comoda la seduta, con due panchette ai lati ed i bagagli ammassati al centro. Siamo gli unici stranieri di un gruppo di circa 15 persone tra adulti e bambini. Il mare è abbastanza calmo ma con delle onde lunghe che fanno dondolare la barca. Ingaggiamo una specie di gara con un'altra che sembra fare la nostra stessa rotta all'inizio, ma poi scompare e rimaniamo soli con i due grossi motori posteriori spinti quasi al massimo, beccheggiando abbastanza forte per le onde che nel frattempo erano aumentate. Il risultato logico era che una bambina ha iniziato a stare male e meno male che la cabina era dotata di piccoli finestrini laterali che quindi hanno permesso di areare il locale. Tutto questo mentre il mio vicino di seduta aveva evidentemente una salivazione eccessiva perchè continuava ogni pochi minuti a sputare tra i suoi piedi e quindi vicino ai miei che gli erano affiancati. Così, mentre il padre della bambina rovesciava secchi d'acqua in cabina per ripulirla ed il mio vicino rovesciava saliva dall'altra parte, il tempo trascorreva velocemente tanto che la traversata mi è sembrata più breve del previsto.
Ed eccoci ad Ay. Attracchiamo al solito pontile in un punto in cui la spiaggia è piena di sacchi di banane, cocchi ed altre mercanzie in attesa evidentemente di essere imbarcate.
Dal pontile parte una strada che sale leggermente in perpendicolare alla spiaggia fino ad arrivare alla strada principale orizzontale al mare e che taglia in due tutto il villaggio.
Il villaggio di Ay è molto bello, le case ricordano molto quelle di Bandanaira, anzi nel loro complesso sono addirittura più belle. Tutte con un piccolo giardinetto, tutte sopraelevate con la scaletta davanti l'entrata, tutte con il pavimento piastrellato chiaro e l'immancabile divano vicino al televisore.
La guesthouse che abbiamo scelto si trova quasi all'inizio del villaggio ed è una grossa casa circondata da un giardino in cui i proprietari coltivano verdura e alberi di mango. L'entrata dà direttamente sulla sala dove consumeremo i pasti e dove il nostro proprietario guarderà un pochino di televisione con la scusa di venirci a trovare. Dalla sala principale si passa ad una sala attigua, più
piccola, dominata da un grosso divano e due poltrone in velluto, su cui molto spesso ci sedevamo per la pausa caffè, chiacchierando con il proprietario che parlava un inglese improbabile. Sulla sala principale si affacciavano tre stanze, la nostra, un'altra stanza da letto ed il bagno di quest'ultima. La nostra matrimoniale, invece, aveva il bagno privato accessibile solo dall'interno, con il mandi e la seduta tradizionale. L'altro bagno invece è alla turca.
Il nostro bagno è spazioso, anche perchè è dotato solo del classico mandi, senza rubinetti e doccia ovviamente. Il mandi viene riempito attraverso un tubo che spunta dal muro di acqua piovana, che viene raccolta e convogliata tramite delle grondaie tagliate a metà che circondano il tetto. Quando piove l'acqua cade sul tetto, gocciola da questo alla grondaia che la convoglia alla tubatura che la fà arrivare al mandi. Il tutto funziona perfettamente anche in assenza di pioggia, dato che è presente anche una piccola cisterna interrata dalla quale l'acqua può essere pompata nella tubatura. La doccia risulterà sempre un pò freddina per i miei gusti ma assolutamente fattibile con il piccolo secchio come contenitore.
L'ospitalità dei proprietari è veramente squisita. Lui ci fà da cameriere, portando a tavola tutti i piatti preparati dalla moglie che è la cuoca e che cucina nella casa, sempre loro, quasi dirimpettaia a questa, però meno curata dall'aspetto. Dimenticavo di dire che ad Ay non esistono ristoranti per cui nel costo del soggiorno sono compresi anche tutti i pasti. Nella nostra avevamo addirittura un all inclusive perchè a nostra disposizione c'era sempre giornalmente caffè, boccione di acqua potabile, pasticcini e frutta, banane quasi esclusivamente dato che qui i banani crescono anche senza volerlo.
L'energia elettrica è per così dire razionata, nel senso che il generatore principale viene messo in funzione dalle 18 alle 24, anche se gli orari non sono proprio così categorici. D'altronde durante il giorno di luce nelle case non ce nè bisogno, certo che però così non si possono avere frigoriferi o bevande fresche durante i pomeriggi assolati, ma vi assicuro che travolti dalla tranquillità assoluta di questa gente e luogo dopo un giorno non ci farete più caso e vi sembrerà assolutamente normale pasteggiare ad acqua a temperatura ambiente, quindi tiepida. Ma al calare della sera le case si animano, si banchetta al suono delle radio, si accendono gli immancabili televisori che si guardano rigorosamente sdraiati sul pavimento oppure, come faceva sempre una famiglia, sdraiati sul carretto messo dall'altro lato della strada con la porta e le finestre di casa spalancate, il televisore rivolto verso l'esterno ad un volume piuttosto alto.
Oggi il proprietario ci ha invitati ad un matrimonio, si sposa una sua parente. Abbiamo scoperto che lui è stato, fino a non molto tempo fà, del villaggio l'equivalente del nostro sindaco. Stavamo finendo la colazione ed ero all'ultimo biscottino e sorso di caffè, che passa da noi tutto elegante dicendoci di raggiungerlo nello spazio aperto subito dopo il pontile. Nei giorni precedenti avevamo visto gente intenta a cucinare in grossi pentoloni, a pelare montagne di patate ed a costruire un grosso dehor in legno con il tetto in lamiera e avevamo pensato a qualche cerimonia particolare, senza però pensare ad un matrimonio. Certo, il massimo della mia eleganza era quello di indossare una maglietta pulita, dei pantaloncini al posto del costume da bagno e dare una sciacquata alle mie infradito ma contavo sulla comprensione locale che infatti si è puntualmente verificata, anche perchè nel caso contrario come avrebbero potuto dirmelo parlando esclusivamente l'indonesiano? Ma la colpa in effetti è nostra che non parliamo minimamente l'indonesiano, neanche quelle due o tre parole che tutti i turisti incontrati bene o male conoscevano. Niente, non riesco a ricordarmi nessuna parola, neanche la più semplice, una specie di rifiuto inconscio di una lingua ostica ma a detta di tutti alla fine abbastanza semplice.
Comunque, dopo aver dato fondo a tutta la nostra eleganza e presa la fotocamera, ci dirigiamo verso il luogo della cerimonia nuziale. Il dehor ha occupato tutta la strada per qualche decina di metri e sono state collocate panche e sedie sotto questo, per tre lati mentre il quarto ospitava un baldacchino con due sedie, l'ingresso della casa dei parenti, ed un piccolo palco dove dovevano sedersi gli invitati di riguardo. A noi è stato concesso di sedere sul lato opposto al baldacchino, in posizione privilegiata per vedere gli sposi. Alla nostra destra cominciavano a riempirsi le sedie di soli uomini mentre alla nostra sinistra di sole donne, noi quindi eravamo in una zona teoricamente mediana, anche se in effetti l'unica donna seduta era proprio Federica.
Nell'attesa degli sposi un parente, penso, si dava da fare ad offrire sigarette a tutti i presenti, forse
solo maschi ora che ci penso, dando fondo a non sò quanti pacchetti, dato che gli indonesiani fumano moltissimo, altro che i turchi!
Ed ecco finalmente gli sposi, di bianco vestiti, lei con una coroncina in testa e lui con il cappellino tipico indonesiano. Prendono posto nel baldacchino e si guardano intorno in silenzio. A vederli non sembrano molto contenti, però.
Dopo un pò di inspiegabile via vai dentro e fuori la casa dei parenti, di musica e di chiacchiere, con gli sposi rigorosamente in posa, ecco che si è fatta una certa e scatta l'ora del banchetto. Il buffet viene ufficialmente aperto, sono circa le 11 del mattino, e la zona alla nostra destra si alza ed ordinatamente si riempie i vari piatti. Ora tocca alla nostra zona, ma noi non ci alziamo perchè eravamo ancora pieni della colazione e non avevamo voglia di mangiare nulla. Tutti quelli intorno a noi e quelli seduti nella zona alla nostra destra ci guardano e qualcuno ci invita ad alzarci e a riempirci il piatto. Il fatto è che tutti aspettavano che noi iniziassimo a mangiare per poter farlo anche loro, aspettavano tutti il loro turno e noi per così dire eravamo i primi della fila. Infatti, appena capito che non ci saremmo buttati sul buffet lo hanno fatto tutti loro, sempre ordinatamente ma inesorabilmente. A quel punto, dopo aver scattato qualche foto in giro, ci siamo dileguati verso la nostra guesthouse. Durante tutta la cerimonia era piovuto, ma ora fortunatamente faceva capolino il sole tra le nuvole. Ne approfittiamo per scattare qualche foto al villaggio e gironzolando ci imbattiamo negli sposi che, seguiti da un piccolo gruppo di persone, andavano casa per casa a salutare e ringraziare quelli che non erano potuti essere presenti alla cerimonia. Un lungo girare e ricevere baci e raccomandazioni, con le facce ormai stanche ma sempre compite, perfettamente degni del loro ruolo. Non sò per quanto sono andati avanti, per noi dopo qualche minuto era abbastanza e ci siamo ritirati nella nostra camera a prepararci per andare in spiaggia. La sera dopo cena abbiamo fatto due passi nei dintorni, attratti dal rumore e dalla musica che arrivava dal matrimonio che pensavamo fosse terminato. Invece erano tutti ancora presenti, seduti diligentemente ed anche gli sposi erano nella loro postazione. Si erano però cambiati d'abito, sempre bianco però in stile meno tradizionale, più vicino al nostro. Addirittura sembrava esserci più gente, anche perchè nelle ore serali si stà decisamente meglio a livello di temperatura. Improvvisamente, come ad un segnale, i presenti si alzano in piedi e si mettono in fila, ognuno con un piccolo pacchetto in mano che consegnano con sorrisi ed inchini agli sposi che ricambiano nello stesso modo. Denaro sonante, ecco cosa dovrebbe esserci dentro, ed i pacchetti cominciano ad accumularsi all'interno del baldacchino, intorno agli sposi, riempiendolo completamente alla fine. Siamo alla fine vera della cerimonia, alla quale ha partecipato praticamente tutta l'isola, compresi gli unici due stranieri e cioè noi.
Non vi ho ancora parlato della spiaggia e del mare dell'isola.
La spiaggia e la barriera corallina di fronte al villaggio sono in cattive condizioni, un pò perchè il corallo è stato usato per le fondamenta delle case, un pò perchè gli indonesiani non si preoccupano affatto di buttare plastica, carta, lattine sulla riva e sia perchè il pontile serve a caricare le merci sulle barche per Bandanaira, principalmente grossi caschi di banane. Nonostante tutto questo abbiamo una volta provato a fare un pò di snorkeling di fronte alla nostra guesthouse, semplicemente attraversando la strada. La barriera corallina in effetti è quasi del tutto morta, a parte
qualche piccola zona miracolosamente viva dove si aggirano però pochi pesci. Sembrava quindi inutile continuare a pinneggiare per cercare chissà cosa quando mi passano praticamente davanti ad una decina di metri un branco di napoleone, in fila indiana, che attraversavano quella zona quasi parallelamente alla spiaggia per poi dirigersi al largo. Vedere il pesce napoleone è sempre una bella emozione, ma vederne una ventina che ti sfrecciano davanti lo è ancora di più.
Ad una ventina di minuti a piedi dalla nostra guesthouse, attraversando tutto il villaggio e poi una piccola jungla, si arriva alla spiaggia dove normalmente facevamo il bagno e naturalmente snorkeling. La distanza, seppur breve dal villaggio, la preserva dalle cattive abitudini indonesiane ed infatti è selvaggia, deserta e meravigliosa. Per arrivarci, dicevo, bisogna attraversare una piccola jungla tramite un sentiero, alle volte reso un pò fangoso dalle intense piogge notturne. Si cammina attraverso imponenti alberi con le radici enormi che spuntano dalla terra a sorreggere tronchi esagerati, oppure attraverso alberi di mango a formare delle piccole piantagioni di qualcuno del
villaggio. Si sbuca infine, scendendo il sentiero attraverdo due grosse rocce , sulla sabbia candida. La spiaggia ed il mare prospiciente sono sempre deserti, a parte qualche piccola canoa dei pescatori che qui vengono a pesca . Il colpo d'occhio è veramente notevole, ma come al solito da questa parti è sotto il pelo dell'acqua che ci sono le vere meraviglie. Ay in questo assomiglia moltissimo ad Hatta. Anche qui la barriera corallina parte praticamente da qualche metro dalla riva e si spinge verso il largo formando una piattaforma ricoperta completamente da coralli di ogni forma e colore.
Il mare è poco profondo qui, tanto è vero che bisogna sempre informarsi sull'andamento della marea prima di arrivare qui. Con la bassa infatti non si riesce proprio a nuotare, si rischia di strisciare sui coralli, cosa decisamente poco piacevole. Con l'alta invece si può pinneggiare con un pò di attenzione per i primi metri, ma poi con tranquillità andando verso il largo fino ad arrivare al bordo della piattaforma che improvvisamente sprofonda nel blu, con un muro perpendicolare. Visibilità anche qui eccezionale così come i coralli e l'esplosione di vita marina. La mia impressione personale è che qui Ay si avvicina molto, moltissimo ad Hatta ma senza raggiungerla. Hatta rimane il posto al momento più bello per fare snorkeling che io abbia mai visto. Ay è comunque incredibile,
un vero acquario che ti avvolge, ti sorprende ad ogni pinnata, dietro ogni corallo e dentro ogni anfratto. Anche qui nessuno squalo ma la varietà di pesce presente è straordinaria. Durante il nostro soggiorno qui ad Ay, durato una settimana, siamo venuti a fare snorkeling tutti i giorni, anche due volte al giorno, ed ogni volta era sempre una sorpresa, compreso il branco di napoleone che si è perso nel blu del mare, che forse era lo stesso di quello visto di fronte al villaggio, anche se più numeroso. Comunque, dopo aver fatto un paio d'ore di snorkeling, era bellissimo anche solo starsene sdraiati sul bagnasciuga su una spiaggia che praticamente era privata, nostra.
Gli abitanti di Ay vanno matti per la fotografia, per farsi fotografare. Naturalmente quelli più insistenti erano i bambini, ma anche gli adulti non si facevano pregare per molto. Gironzolare con la macchina fotografgica in mano voleva dire fermarsi ogni dieci metri e sempre davanti ad ogni casa per fotografare i bambini che ci chiamavano e si mettevano in posa, sotto lo sguardo divertito dei genitori che ogni tanto facevano da modelli anche loro. Alle volte, se il bambino era un pò timido oppure semplicemente non si era accorto del nostro passaggio, ci pensava la mamma ad avvertirlo oppure a spingerlo decisamente verso l'obbiettivo. E naturalmente se la ridevano un mondo nel vedersi poi immortalati sul piccolo monitor della reflex. Abbiamo fotografato sicuramente tutti i bambini di Ay e molti loro genitori, abitanti di un'isola veramente fotogenica.

Run

Stamattina partiamo in escursione alla volta di Run, l'isola più esterna e defilata delle Banda.
Da Ay non ci vuole moltissimo e la traversata è piacevole. Qui la barriera ricopre tutto il fondale, che è a pochi metri dalla superficie e che non sprofonda nel blu in profondità. Nonostante l'acqua poco profonda è piuttosto freddina, anche per una forte corrente che si avverte andando un pò più al largo e che ci renderà la vita difficile al momento di ritornare verso la barca per il viaggio di ritorno.
Il mare, limpidissimo, bagna una distesa interminabile di coralli in salute, tra i quali nuotano grossi branchi si pesce. Certo, dopo aver visto Hatta ed Ay è difficile entusiasmarsi per uno snorkeling soltanto bellissimo, ma non eccezionale ma a ripensarci ora rappresenta comunque una bellissima escursione da non perdere.

Fede

Shopaholic, bijoux, shoes, and bags lover with a great passion for travels.

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